Nonna Alfreda e la Zia Anna cucivano gli abiti nel dopoguerra.

Erano tempi difficili eppure c’erano tante donne che sognavano il matrimonio. Erano tempi di guerra, di incertezze, ma i sogni erano l’unica cosa che nessuno riusciva a distruggere. Tante spose andavano da nonna Alfreda e dalla zia Anna per farsi realizzare il loro abito da sposa.

Mi chiamo Massimo e mi sembra ieri – anche se sono passati già più di trent’anni – che, insieme ai miei genitori Graziella e Guelfo, abbiamo inaugurato la boutique “Massimo”. All’epoca tutti ci dicevano che eravamo dei pazzi ad aprire un negozio così grande, ma ci siamo innamorati subito di quel locale insolito per un Atelier, la hall del Cinema Moderno nel centro di Livorno.

Ho il ricordo nitido della mia infanzia trascorsa nel caos naturale della sartoria: pezze di tessuto srotolate, ritagli di pizzo per terra, forbici da taglio più grandi della mia mano e il rumore inconfondibile della macchina da cucire…

Mi ricordo l’espressione soddisfatta di mia nonna e della zia, la luce nei loro occhi quando la futura sposa trovava realizzato, quello che inizialmente si era immaginata. Ho capito solo dopo, le capacità, la potenza e il valore di quei ricordi respirati in famiglia.